Jeet Kune Do, un’articolo di fine anno: tratto dal libro Bruce Lee fighting spirit


 

Durante gli anni 70 (ma ancora oggi aggiungo io) molti praticanti di arti marziali credevano di seguire la filosofia di Bruce Lee, mettendo semplicemente da parte i loro sistemi,solo per poi scoprire che senza una struttura si sentivano completamente inutili. Si erano mossi dall’essere ciecamente tradizionali solo per diventare ciecamente non tradizionali.
Ma la filosofia del Jeet Kune Do spinse molti artisti marziali ad avere un approccio più eclettico. Purtroppo se un individuo non ha presente una forma dalla quale iniziare, questo tipo di approccio si avvicinerà molto poco a quello che intendeva Bruce Lee. Assorbire quello che è utile non significa solamente selezionare, assemblare, accumulare tecniche da stili differenti, pensando che in questo modo il tuo ibrido possieda il meglio di ogni cosa.

Bruce pensava di poter insegnare la disciplina senza disciplina. Ciò non è possibile, dice William Cheung: e anche se molte persone lo venerano, questa parte del suo pensiero è stata fraintesa. Tu hai bisogno di forme. Altrimenti, come ci si può allontanare da qualcosa se non si ha niente?
Lo dissi a Bruce. Gli dissi che nascevamo senza conoscenze e che quindi, prima di potercene liberare, avremmo dovuto acquisirle.

Come aveva precedentemente detto Dan Inosanto, Bruce a volte prendeva una direzione mentre ai suoi allievi ne indicava un’altra.

Un praticante di arti marziali non può cominciare senza imparare una forma o una tecnica, così come un musicista non può iniziare a suonare pretendendo di diventare un virtuoso, senza praticare gli esercizi di base. Solo dopo si può cominciare ad eliminare ciò che viene ritenuto inutile, togliendo quello che non si adatta alla sensibilità del praticante o del musicista. (Nessuno di noi guida nel modo imparato per passare l’esame della patente)

Chiunque tenti di definire il Jeet Kune Do, corre il rischio di fare come nella favola in cui dei ciechi
cercano di descrivere un elefante. Uno di loro tasta la coda e crede che un elefante assomigli a un serpente, un altro sente una gamba e pensa che sia come un albero, e così via. La natura umana non si può modificare e ognuno in fondo può rapportarsi solo con ciò che ha già capito. Così è naturale che ogni praticante di Wing Chun noti sopratutto le similitudini fra il JKD e il Wing Chun.

Chiunque si avvicini al JKD al giorno d’oggi deve inoltre essere perdonato se è portato a credere che l’arte di Bruce Lee si simile ad una specie di arte filippina.

Bruce rimproverò a se stesso di aver coniato l’espressione Jeet Kune Do, prevedendo giustamente la sorte che avrebbe sofferto la sua arte nel passare da un sistema fluido ad uno fisso.

Considerati i sentimenti di Bruce circa le arti marziali classiche, è ironico notare che nel 1981 la Kuosho Federation of the Republic of China abbia legittimato il JKD come arte marziale, con tanto di gerarchia ufficiale che annovera anziani e discendenti come Dan Inosanto e Taky Kimura e Tim Tackett.

Ci sono oggi diverse versioni di JKD. Ci sono alcuni che insegnano la versione di combattimento usata da Bruce sullo schermo e la chiamano JKD. Ci sono quelli che insegnano il, JKD CLASSICO, stilando una lista di 10 punti che dovrebbero permettere a tutti di riconoscere la vera arte.
Poi ci sono quelli che inventano uno stile ibrido, insegnando quello che preferiscono ed etichettandolo come Jeet Kune Do.
Anche Dan Inosanto è stato accusato di sviare le persone.

Molti di coloro che insegnano il jeet kune do pretendono di partire dal punto in cui Bruce era giunto dopo 10, 12, 15 anni di esperienza, guadagnata tramite un duro allenamento.
Il suo Jeet Kune Do era un bocciolo in cima ad un albero con radici molto profonde.
Fare una vuota imitazione di Bruce Lee è un esercizio privo di senso.

 

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